Il Kokedama ha accompagnato un sabato pomeriggio autunnale di un gruppo di persone, provenienti per lo più da fuori della Valle d'Aosta, ritrovati all' Ostello di Hone "L' Auberge de la Gare".
L’appuntamento ha riguardato un workshop particolare, abbastanza conosciuto in Lombardia, un po' meno nel resto d'Italia. Il primo di questo genere risale infatti ad 11 anni fa.
La tecnica di fare il Kokedama, viene proposta in tanti modi, ma quella di David Zonta Floral Designer di Torino, presentata e spiegata all'ostello di un Hone, è stata quella originale, quella storica del maestro giapponese.
Non il solito Workshop
Fare il
Kokedama e capire cos'è il Kokedama, ha incuriosito molto la coppia di gestori dell'ostello, Roberta e suo marito Marco, colpiti anche dalla professionalità di
Zonta,
flower designer e autore di una
rubrica settimanale della
Stampa di Torino che tratta di storie di
piante e di
fiori, in chiave
narrativa.
<< Il nostro obiettivo è proprio quello di proporre eventi originali e questo del Kokedama rispecchia molto le nostre intenzioni>> specifica Roberta
Cos'è il Kokedama
Il Kokedama è un’ arte giapponese che deriva dall’arte del bonsai. In un primo momento partì dalla Cina, poi venne utilizzata dalle famiglie nobili giapponesi. Il Kokedama è un'evoluzione del bonsai, che si riflette maggiormente nella perdita del vaso. <<Il vaso è una costrizione dell’uomo, che è sempre alla ricerca della forma perfetta.>> specifica David Zonta <<In realtà qui la perde del tutto. E’ un'evoluzione contraria, perchè con il Kokedama si va alla ricerca della bellezza dell’imperfezione.Una sorta di osservazione su tutto ciò che man mano crescendo e invecchiando, il tempo va a cambiare, soprattutto nella forma. Mentre sul bonsai si interviene per far la pianta come la si vuole, con la potatura delle radici, o con l’inserimento dei fil di ferro che costringe il ramo a prendere quella specifica direzione, qui stiamo a guardare cosa succede.>>
Quello che hanno prodotto gli allievi all’ostello di Hone, è una sfera che fluttua nell’aria, rivestita di muschio.
<<E’ un contenitore che vive, non è più né in plastica nè in coccio>> aggiunge Zonta << ed accoglie, perché spesso e volentieri delle semenzi volatili delle altre piante vanno e prendono casa e da lì, può nascere quella modifica che il tempo porta. In più con questa tecnica si possono vedere le radici che possono fuoriuscire o che possono rientrare, perchè con il contatto della luce si ritraggono. Sono piante che possono anche essere appoggiate su una lastra o su una sasso piatto. Ma questo sistema che io creo all'interno e che ho sviluppato nel tempo, che non si vede perché nascosto, serve per poter agganciare la pianta e avere la comodità di annaffiarla.>
Land Art Lab tra le montagne valdostane
David Zonta, arrivato a Hone con la moglie Elena, psicologa, è rimasto piacevolmente colpito dal paesaggio, tanto da mettere in campo l’idea di tornare l’anno prossimo, con il loro progetto Land Art Lab, un pacchetto di laboratori che mettono al centro di tutto, la creatività di ogni persona, collegata alla natura e alle sue mutazioni.