L'accoglienza a Champorcher è di casa, infatti con altri 2 comuni, Saint Vincent e St Rhemy en Bosses, da dicembre del 2017 sta portando avanti il progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), gli unici in tutta la Valle.
L' accoglienza, è stato anche il tema centrale dell' incontro pubblico di venerdì 15 febbraio presso l'Espace del comune, una serata caratterizzata dalla volontà di esporre dati concreti, di mettere in chiaro i numeri del fenomeno migratorio che tanto spaventa gli italiani di oggi. Flavia Tartaglione e Arlena Pepelar del consorzio Trait D'Union, insieme alla mediatrice culturale, all'assistente sociale e del sindaco Alice Chanoux, hanno accolto un pubblico attento e sensibile sui concetti di solidarietà e di integrazione. Una serata questa – spiega Tartaglione – a un anno di distanza per parlare di dati ma soprattutto per ringraziare la comunità di Champorcher perchè ci ha stupiti positivamente. Dopo il netto rifiuto riscontrato anni fa, per la paura dell'arrivo di 25 immigrati che ha destato l'attenzione di tutti i media locali, oggi Champorcher accoglie una famiglia del Gambia, presente ovviamente all'incontro, e prima di essa una famiglia curda che poi ha deciso di raggiungere i propri familiari all'estero. Gli italiani hanno una percezione sbagliata sul numero degli immigrati presenti – continua Tartaglione – anche perchè l'immigrazione in Italia, è un fenomeno recente. La popolazione straniera in Italia è rappresentata da 5 milioni di persone e i richiedenti asilo, rappresentano il 6%! Tra i primi 10 paesi del mondo che accolgono i migranti, l'Italia non compare neanche. In Valle d'Aosta invece gli stranieri presenti sono il 6,5%. Fino al 2011 è esistita la politica dei flussi – aggiunge la coordinatrice - le persone potevano raggiungere l'Italia in aereo ma con lo scoppio della primavera araba, i flussi sono stati drasticamente ridotti. Dopo l'entrata in vigore del decreto Salvini, è stata abolita la Protezione Umanitaria e questo oltre a creare confusione, ha annullato con un colpo di spugna, i progressi di chi in Italia aveva trovato una strada da seguire, un percorso lavorativo.
Il coinvolgimento della comunità
Seppure la Valle d'Aosta attraverso i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) accetti solo ragazzi maschi, con lo SPRAR, l'accoglienza è aperta anche alle famiglie con bambini e nelle piccole comunità, prende vita una rete di comunicazione e collabarazione, che porta più velocemente lo sviluppo di integrazione, perchè meno dispersiva. Lo SPRAR prevede – continua Flavia Tartaglione - che l'ente locale sia comunque il titolare del progetto e il progetto a sua volta, prevede la collaborazione tra enti locali e altri gestori, in questo caso è il Consorzio Trait d'Union. Questa peculiarità dello SPRAR, rispetto alle altre gestioni di accoglienza, è impostato quindi con una collaborazione a monte che comporta prima di tutto, l'adesione del comune alla rete e conseguentemente un coinvolgimento diretto della comunità. Prima di far partire il progetto, abbiamo parlato alla comunità dicendo che questo progetto deve creare integrazione. E' stata una sorta di appello. La risposta è arrivata in maniera più che positiva. Non è ancora definita una data, ma è previsto un incontro con tutti e tre i comuni coinvolti nel progetto SPRAR per un confronto collettivo. Da poco in Valle d' Aosta è nata l'associazione Refugees Welcome.